Nel cuore della Val di Neto, lungo la ciclabile che oggi attraversa paesaggi silenti e borghi antichi, si nasconde una pagina del Risorgimento italiano dal valore simbolico profondo: la spedizione dei fratelli Bandiera. Questa vicenda ci ricorda che le colline, le valli e i fiumi che pedaliamo possono portare anche nel passato, in quei momenti in cui la libertà era un ideale da conquistare.
Chi erano Attilio ed Emilio Bandiera
Attilio e Emilio Bandiera erano due giovani ufficiali della Marina austriaca, di origine veneziana, che aderirono alle idee unitarie e liberali di Giuseppe Mazzini.
Fondarono la società segreta Esperia, concepita per diffondere gli ideali di libertà in Italia.
Nel 1844, convinti che fosse giunto il momento di agire, decisero di dirigersi verso la Calabria per stimolare un’insurrezione contro il dominio borbonico.
All’inizio di giugno 1844, Attilio ed Emilio partirono da Corfù insieme a diciassette compagni con l’obiettivo di muovere nella parte meridionale del Regno delle Due Sicilie. La sera del 16 giugno sbarcarono alla foce del fiume Neto, nei pressi di quello che oggi è il tratto della ciclopedonale nella zona del comune di Strongoli o nelle immediate vicinanze. Era un gesto carico di speranza, ma si trovavano in un territorio dove l’insurrezione prevista non c’era più: le condizioni erano mutate.
Durante il loro avanzare verso l’interno, verso la Sila e quindi verso la zona di San Giovanni in Fiore, furono ostacolati da tradimenti e dalla delazione. Una figura centrale fu quella del corso Pietro Boccheciampe, che avrebbe denunciato il gruppo alle autorità borboniche.
Il 19 giugno avvenne uno scontro armato a San Giovanni in Fiore, nella zona chiamata «Stragola», dove furono uccisi due patrioti e la spedizione fu catturata. Portati davanti a una corte marziale a Cosenza, i fratelli Bandiera e sette compagni furono condannati a morte.
Il 25 luglio 1844, nel Vallone di Rovito presso Cosenza, Attilio ed Emilio Bandiera furono fucilati insieme ai compagni al grido di «Viva l’Italia». La loro morte suscitò una risonanza nazionale: divennero martiri del Risorgimento, simbolo di un’Italia che aspirava all’unità e alla libertà. Nel territorio della Val di Neto, la vicenda assume un valore ulteriore perché lo sbarco e i primi movimenti avvennero proprio in questi luoghi. In particolare, proprio la foce del Neto e il contesto naturalistico della valle diventano testimoni silenti di un evento storico.
Perché la storia dei fratelli Bandiera è legata alla Val di Neto
Spesso quando percorriamo la ciclopedonale e ammiriamo la foce del fiume, i canneti, le dune, ci dimentichiamo che quel paesaggio fu teatro anche di speranze rivoluzionarie. La spedizione dei fratelli Bandiera è uno degli episodi storici che lega indissolubilmente natura, storia e memoria di questa valle.
La tappa dello sbarco alla foce del Neto segna un momento simbolico: un corpo esterno, liberale, che arriva in mezzo a un mondo rurale, tra fiumi, gole, boschi, per cercare un cambiamento.
E la presenza dei borghi storici, dei castelli che dominano la valle, del fiume che scorre lento: tutto assume, anche solo per un istante, una connotazione più grande di sé.
Se decidi di percorrere la ciclopedonale, e vuoi includere questo aspetto storico nella tua esperienza, ecco qualche suggerimento:
- Parti dalla foce del fiume Neto: fermati a guardare il fiume, immaginando il piccolo gruppo che sbarcherà lì nel giugno del 1844.
- Attraversa i borghi che il percorso tocca (ad esempio Strongoli o Rocca di Neto): pensa che questi stessi territori videro passaggi e riflessioni patriottiche.
- Fai una deviazione verso la zona di San Giovanni in Fiore, se il percorso lo consente: fu lì che la spedizione venne intercettata.
- Rifletti sulla natura del paesaggio: la valle, il fiume, i boschi non sono solo bellezza, ma anche cornice di vicende umane.
- Porta con te una taccuino o una macchina fotografica: cerca di catturare, oltre alle immagini, le storie che questi luoghi custodiscono.
La vicenda dei fratelli Bandiera non è solo un racconto di coraggio e martirio: è anche un invito a guardare questi territori con occhi diversi. Quando pedali lungo la Val di Neto, quando ascolti il fiume che scorre e osservi le sponde, stai attraversando anche la memoria di scelte che qualcuno fece per un ideale più grande.
Ricordare significa dare valore al presente. Significa trasformare una semplice gita in bici o una passeggiata in una scoperta consapevole. E la Val di Neto, con la sua bellezza naturale e la sua storia, lo consente: pedalata dopo pedalata, racconto dopo racconto.